I PITAGORICI E LA CONCEZIONE MATEMATICA DELLA NATURA

Pitagora e la fondazione della scuola di Crotone

Il centro della vita culturale della Grecia, dopo la distruzione di Mileto, si spostò nelle colonie greche dell’Italia meridionale e della Sicilia, dove si spostarono molte importanti personalità fuggite dall’Asia Minore. In una delle indipendenti, splendide e potenti città, Crotone, viene a stabilirsi Pitagora, dove fonda una nuova scuola filosofica, di carattere aristocratico e religioso, la Fratellanza Pitagorica.

Pitagora, la cui figura era avvolta da un alone di mistero, era venerato dai suoi discepoli come una divinità. Molti elementi della scuola pitagorica fanno pensare che questa fosse una setta religiosa, in cui venivano seguite regole ascetiche e veniva praticata la comunione dei beni. I discepoli di Pitagora si differenziavano in acusmatici, o ascoltatori, e matematici, ai quali era permesso esprimere opinioni e rivelate le dottrine più impegnative. L’accettazione delle donne nella scuola, inoltre, era un esempio della presenza di elementi di eccezionale modernità.

Le fondamentali dottrine dei pitagorici sono:

  • la dottrina dell’anima
  • la dottrina del numero
LA DOTTRINA DELL’ANIMA
Pitagora desiderava tracciare una via di purificazione per l’anima, considerandola come un principio divino e immortale imprigionato nel corpo per una colpa originaria. Questa dottrina, ripresa dall’orfismo, riteneva che, dopo la morte, l’anima fosse destinata a reincarnarsi fino all’espiazione delle proprie colpe.
Pratiche e riti di purificazione potevano però interrompere il ciclo delle rinascite, permettendo all’ anima di tornare più rapidamente agli dei. 

La ricerca di Pitagora si concentra nello studio di mezzi per ottenere la liberazione dell'anima dalla vita materiale, individuati in una prassi di vita ascetica, che impone l'obbedienza a severi precetti e all'esercizio della filosofia. Questa era considerata come una via per la salvezza, in quanto conduce alla contemplazione dell'ordine che regna nell'Universo, consentendo di riprodurne la proporzione e la misura nella propria vita. 

LA DOTTRINA DEL NUMERO
La vita dell'uomo saggio, conosciuto anche come filosofo, si caratterizza per l'ordine e la misura con cui questo è capace di tenere a freno gli istinti del corpo. L'ordine, considerabile come limite, dev'essere dal filosofo appreso come regola di vita e del cosmo, ammirandone ogni sua ordinata e regolare manifestazione. 
Grazie alle loro osservazioni, i pitagorici arrivano ad affermare che la vera sostanza delle cose, risiede nel numero, grazie al quale si può cogliere la profonda realtà del cosmo, composta di proporzione quantitativa degli elementi. 

IL NUMERO COME PRINCIPIO COSTITUTIVO DELLA REALTÀ
I pitagorici consideravano il numero come il vero e proprio principio generatore, l'arché, di tutte le cose. Per la Grecia antica, infatti, il numero non era un qualcosa di astratto, ma possedeva caratteristiche fisiche e geometriche. I pitagorici, in particolare, rappresentavano il numero come un punto dotato di estensione spaziale, geometrico ed aritmetico.

Il numero possedeva, attraverso il concetto di pari e dispari, una concezione dualistica dell'universo, suddivisa in un'entità limitata, pari, simbolo del bene e della perfezione, e una illimitata, dispari, simbolo del male, dell'imprecisione e del caos. Nella loro natura profonda però, queste due entità tendono all'armonia e alla conciliazione del cosmo. 
Infine, nella dottrina pitagorica, ogni numero è simbolo e possiede una sua virtù sociale. 

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